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Casa d’Accoglienza IL GIARDINO in collaborazione con Discount EUROSPIN, Via Tonale - Albano S.Alessandro.
Referente: Cristina Perico - Cell. 339/1865685
Il “Senso Civico” è sì il rispetto delle regole in generale, della Costituzione, della morale collettiva, ma non solo!
Avere “Senso Civico” non significa limitarsi al rispetto di regole imposte; vuol dire anche e soprattutto sentirsi solidali nel rispetto dell’ambiente e della natura, così come nei confronti dell’Altro, in particolar modo nell'essere disponibili al sostegno di ogni Persona che necessita di aiuto, a tutto tondo.
Il “Senso Civico” non si manifesta alzandosi in piedi all'ascolto dell’Inno Nazionale: esso trova il suo significato più profondo e vero nel rispetto della “Proprietà Pubblica”, cioè di tutto ciò che appartiene alla Società di cui facciamo parte, affinché chi arriva dopo di noi possa farne uso allo stesso modo e con lo stesso decoro....
Il giardino ha come obiettivo primario quello di accogliere donne dai 18 anni in su, di qualsiasi etnia, cultura e religione messe a dura prova dalla vita. Ragazze che stanno affrontando situazioni difficili: disagi psicologici, dipendenze, traumi legati a violenze psicologiche e fisiche. Proprio per questi motivi hanno la necessità di essere accolte, aiutate, sostenute, amate e accompagnate durante un breve periodo della loro vita, per poter riscoprire la gioia di vivere e trovare dentro se stesse la forza per farlo.
Per fare questo è necessario che l’accolta possa sentirsi a casa propria (accoglienza incondizionata), inoltre attraverso un progetto educativo personalizzato, si cercherà gradualmente di portare la donna verso una graduale autonomia...
L’Associazione “Il Giardino Onlus” nasce nel Gennaio 2018, in seguito ad un episodio che vede protagonista una giovane donna in difficoltà e senza un posto in cui passare la notte.
Dopo aver appurato che sul territorio esiste solo una Casa d’Accoglienza per donne, con 8 posti letto, si è deciso di avviare lo studio e l’attuazione del progetto.
Sette persone, di cui sei senza specifica esperienza nel sociale ma spinte dalla necessità di fare la differenza, hanno dato vita all’attuale realtà, nella fattispecie mettendosi a disposizione per la gestione di un appartamento sito in Via Garibaldi 33 ad Albano S. Alessandro (BG).
Questo progetto nasce dall’esperienza reale di convivenza con giovani donne di diversa cultura ospitate nella nostra Casa d’Accoglienza: con loro sono possibili voli pindarici in culture, religioni e politiche sociali proprie di varie parti del mondo, tutto ciò restando suo proprio territorio.
Entrare realmente in relazione con loro aiuta noi per primi a crescere, a spronarci ad uscire dagli schemi mentali "copia-incolla".
In una società che si stà trasformando vorremmo dare il nostro contributo nel creare ponti e abbattere muri, in modo che l’altro, quello abitualmente additato come “diverso”, sia visto come risorsa e non come nemico, intrecciando una relazione vera, vissuta e non virtuale, sulla base dell’accoglienza che genera.
L’adolescenza è considerata una fase cruciale per la formazione e per la trasformazione di un individuo, indipendentemente dal fatto che ci si riferisca al corpo o allo spirito, oppure che la sfera di interesse riguardi le scelte decisive che conducono all'inserimento definitivo nella vita della comunità.
Da questo punto di vista essa è effettivamente il momento dei tentativi senza futuro, della ricerca, della cosiddetta gavetta, in un società che si basa sul consumismo, sull’usa e getta.
Partendo dall'osservazione dei principali contesti educativi e dei momenti storici più rilevanti, si cerca di cogliere la trasformazione avvenuta nel concetto di giovinezza, appurando l'incapacità da parte della società di riconoscere ad una categoria sociale al pari delle altre una definizione ed un'autonomia propria.
Interrogarsi sulla relazione educativa nelle sue svariate sfaccettature consente di far luce sull’importanza da essa assunta nella costruzione del sé di un adolescente e nel perfezionamento della propria autostima e delle proprie potenzialità, al fine di condurlo al riconoscimento della propria unicità e irripetibilità.
A partire dai cambiamenti in atto nella famiglia di oggi, si discute sul valore della genitorialità e sulla necessaria attivazione di pratiche educative da parte del genitore in grado di orientare il figlio all'affermazione di sé, in un clima di piena accettazione ed accoglienza.
Il passaggio all’età adulta e il suo progressivo dilazionarsi nella società contemporanea ha avuto immediate ripercussioni nella formazione dell’identità dell’adolescente e del suo progetto di vita.
I cambiamenti della vita del giovane, infatti, non possono essere scissi dai sistemi sociali in evoluzione in cui avvengono; molti tratti che lo caratterizzano hanno più a che fare con la strutturazione sociale che con gli stravolgimenti psichici o fisiologici.
Spaventati e smarriti i giovani non si attivano per accelerare i processi di transizione, ma rimangono sospesi a metà tra il non-essere "piccoli" e il non-essere "grandi", in una sorta di limbo di indefinitezza.
È in questa dimensione fluttuante ed indefinita che l'identità giovanile stessa appare come qualcosa di fluido, in divenire, un'identità poliedrica e camaleontica che muta a seconda del contesto e dell'ambiente.
Spetta dunque alla società creare le condizioni per stabilire un legame con gli adolescenti, fornendo loro gli strumenti che ne permettono l'orientamento e investendo sulla loro sfera emotiva.
A tal proposito, è doveroso individuare luoghi e agenti quali famiglia, scuola, oratori, centri culturali, società tutta, che si facciano carico di creare esperienze costruttive.
Da ciò scaturisce quella fragile, quanto indispensabile, relazione che viene a crearsi tra gli adulti e i giovani di varia etnia e appartenenza socio culturale.
Per tutto quanto premesso sopra, abbiamo deciso di mettere a disposizione il “nostro” ambiente domestico, che corrisponde ad una casa condivisa, al fine di costruire in una giornata o un week-end formativi, durante i quali si possano sperimentare mutuo rispetto, rettitudine, ascolto e dialogo, naturalmente con la presenza di un volontario, un animatore oppure di un educatore professionale.
Spetta alla società, in particolare agli adulti, fornire esempi, prefiggendosi di agire secondo criteri giusti ed equi, senza dimenticare le molteplici sollecitazioni a cui i giovani sono sottoposti giornalmente dalla sotto-cultura giovanile.
L’adulto deve agire con la consapevolezza che è suo il compito di educare il giovane alla progettazione esistenziale e che, tramite il linguaggio dell'accettazione, gli darà la possibilità di conoscersi a fondo, incoraggiando il suo passaggio dalla dipendenza all'autonomia.
Un giovane, incoraggiato e motivato, che trova nella società cure affettive e relazionali, è un individuo che crede nei propri obiettivi e nelle proprie aspirazioni, che è capace di perseverare di fronte alle difficoltà, che crede che gli ostacoli possano essere superati con l’impegno e con l’aiuto di altri, quindi che sviluppa sicurezza circa la propria persona e le proprie qualità.
Siamo convinti che questo tipo d’esperienza possa anche condurre il giovane all’accettazione del prossimo, spingendolo a prendersene cura in modo non possessivo e preservandone l’alterità, senza proiezioni, senza idealizzazioni e senza autoritarismi.
Trattasi in sostanza di una relazione asimmetrica, dove non ci si rispecchia nell’altro, ma dove, piuttosto, si accetta una reciproca interazione di significati e di visioni del mondo, in modo da arrivare ad intrecciare relazioni vere che, ne siamo sicuri, contribuiranno a migliorare, se pur modestamente, la visione della società in cui viviamo.
È evidente che l'elemento inscindibile nella relazione educativa è il riconoscimento che si realizza in un perfetto quanto delicato equilibrio tra autorità e libertà, arduo da raggiungere.
Inoltre, non va dimenticato che, nella relazione educativa, chi educa non può esimersi dal comunicare, oltre che verbalmente, anche attraverso l'esempio e tutti quei gesti che assumono, nella loro valenza affettiva e morale, un'importanza tale da non poter essere ignorati.
L'adulto deve essere consapevole di comunicare attraverso la vita stessa e che il suo compito educativo comprende un dimensione empatica dell'affettività e dell'insegnare "ciò che realmente si è".
L'empatia congiunta all'autenticità di chi insegna, aldilà di ogni falsificazione, è ritenuta caratteristica inscindibile dell'educatore. Come dice San Paolo: "Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e vedute in me, fatele".
La teoria di Rosenthal e Jacob sull'effetto Pigmaglione vuole, a tal proposito, chiarificare ancora meglio come l'atteggiamento dell'educatore-adulto possa avere un forte impatto sulla concezione del sé dell'educando.
L'effetto Pigmaglione è da tenere in considerazione ogni volta che si intraprende una relazione educativa, in quanto è dimostrato che ad un'alta aspettativa corrisponde un alto risultato e, viceversa, ad una bassa aspettativa uno scarso risultato.
Infine, non si può tralasciare la possibilità che l’intreccio di relazioni vere e non virtuali, in un contesto naturale e quotidiano quale quello della convivenza in una casa, contribuisca a migliorare l’idea di società multi-etnica.
Si reputa dunque necessario, al giorno d'oggi, valorizzare la dinamica relazionale che intercorre tra l'adulto e il giovane e tra giovani di diverse culture al fine di garantire a colui che cresce un corretto sviluppo di sé e una buona autostima.
Approfondendo le fasi che conducono all'amore maturo e progettuale tra i giovani, si riconosce purtroppo l'attuale problematicità nel vivere la dimensione degli affetti, a causa di una carente alfabetizzazione affettiva e di validi modelli adulti.
In una prospettiva pedagogica, l'educatore-adulto mira a formare una comunità capace di inscrivere la relazione elettiva in un contesto di significati duraturi in cui ad amare si impara attraverso un'atto di volontà.
La stessa validità educativa è rintracciabile nell'umanizzazione del tempo libero dei giovani, passando attraverso la riappropriazione della componente della creatività e cercando di dare una risposta concreta al fenomeno del disagio, tra giovani che vivono in famiglie e contesti sociali modernizzati.
Tutto ciò è perseguibile attraverso la trasmissione adeguata di valori e principi etico-morali, costruendo un processo di cura volto al dialogo e al riconoscimento dei giovani costantemente impegnati a ristrutturare la loro immagine.
L'adulto, quale guida del giovane, deve assumere il ruolo di facilitatore del potenziale umano e desistere da ogni tentazione di plasmare il giovane su di sé, valorizzandone, piuttosto, la peculiarità e le doti.
Spetta all'adulto mettersi alla ricerca di quel profondo tesoro che ciascun ragazzo custodisce e che aspetta di essere riconosciuto !..
PROPOSTA FATTIVA PER UNA SOLA GIORNATA INSIEME (Sabato)
- Ore 8,00: colazione
- Ore 9,00: sistemazione della cucina
- Ore 9,30: momento di condivisione, “ci si racconta”
- Ore 11,00: preparazione del pranzo
- Ore 12,30: tutti a tavola!
- Ore 14,00: pulizia e riordino della cucina
- Ore 15,00: laboratorio creativo
- Ore 17,00: riposo, tempo libero
- Ore 18,00: momento interreligioso
- Ore 18,30: di nuovo in cucina per una cena “multi-etnica”
- Ore 20,00: ceniamo insieme
- Ore 21,30: pulizia e riordino della cucina
- Ore 22,30: 4 chiacchiere, saluti e baci, tutti a nanna
PROPOSTA PER IL PROSEGUO, IN CASO DI WEEK-END CONDIVISO (Domenica)
- Ore 8,00: sveglia
- Ore 8,45: colazione
- Ore 9,15: che si fà oggi? Gita o passeggiata, giochi di società, laboratori, etc.
- Ore: 11,00: cuciniamo il pranzo (se siamo in casa)
- Ore 12,30: è ora di mettersi a tavola
- Pomeriggio: si svolge in base alle scelte fatte al mattino
- Ore 18,30: si inizia a preparare la cena
- Ore 20,00: si condivide una cena etnica
- Ore 21,30: pulizia e riordino della cucina
- Ore 22,30: saluti e baci, e si aprono gli “intrecci di vita”…
La proposta delle due giornate nei contenuti e nelle attività verrà programmata e definita con i referenti del gruppo interessato, al fine di personalizzare l’esperienza a seconda dell’età e dei percorsi in essere.
“L’entrare in relazione” con il prossimo, nella fattispecie con le nostre ospiti, normalmente comporta l’assenza di tempi e previsioni… di conseguenze precise, se non quella che se si usa il cuore ci si innamora dell’essere umano che si ha di fronte, che spesso è più ricco/profondo di noi, proprio perché non avendo nulla da perdere è capace di apprezzare e valorizzare il poco, ringrazia per tutto, ama con sincerità.
Le diversità uniscono più di tanti preconcetti sterili, il vivere sul campo è sinonimo di crescita interiore, lo scambio è ricchezza.
Noi del Giardino crediamo nei giovani della società che ci circonda, quindi insieme vogliamo intrecciare legami umani, tralasciando i virtualismi e gli stereotipi ormai facenti parte del quotidiano.